Secondo una prima ricostruzione i banditi hi-tech avrebbero installato malware sul server che – gestito da un fornitore esterno – ospita il portale. Una volta preso possesso di quel computer avrebbero dato vita ad una escalation di attività criminali tra cui l’avvio di una serie di attacchi di phishing.
La BCE si è affrettata a puntualizzare che le informazioni rubate non includono le password o altri elementi di estrema criticità. I più malpensanti non credono alle giustificazioni e non sono d’accordo sul continuare a minimizzare: il semplice fatto che la constatazione dell’accaduto arrivi con otto mesi di ritardo sottolinea che la sicurezza non viene presa così sul serio come invece si sostiene nel comunicato stampa di BCE.
Chi bazzica il mondo finanziario, se vede arrivare una mail targata UE, non apra con la solita disinvoltura il messaggio. Potrebbe essere un ultimo residuo delle azioni illecite dei bricconi del bit e riservare qualche brutta sorpresa.
FONTE: Start Magazine
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